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 Cultura e storia
    
   

Arte in Val di Gresta
   

Percorsi d’arte fra Mori, Val di Gresta, Patone e Lenzima

L’area è compresa tra le balze settentrionali del Gruppo del Baldo, il solco vallivo del torrente Cameras, affluente minore dell’Adige, del lago di Loppio, ora asciutto, la Val di Gresta e le pendici occidentali del monte Biaena, con Lenzima e Patone.
La zona ha mantenuto a lungo una non trascurabile importanza strategica, fattore che spiega la presenza di monumenti storici e artistici assai diffusi, anche se poco conosciuti.
Le testimonianze disseminate sul territorio, dagli edifici religiosi, alle costruzioni castellane, alle manifestazioni di arte popolare, che spesso raggiungono livelli insospettati di qualità artistica, sono esaltate dall’inserimento in contesti ancora in buona parte integri, con muri di terrazzamento che costituiscono un serie di spettacolari anfiteatri e villaggi che conservano in buona parte l’urbanistica originaria e l’architettura tradizionale.

Nelle vicinanze di Sano la Grotta del Colombo, sede di prolungati stanziamenti preistorici, è stata la culla della paletnologia trentina, grazie alle indagini di Paolo Orsi effettuate alla fine del XIX
La romanità, se non ha lasciato tracce monumentali, è tuttavia testimoniata da una delle più antiche iscrizioni funerarie rinvenute nel Trentino: la lapide dedicata a Maxuma Emilia, trovata a Nomesino e trascritta da Theodor Mommsen, nell’Ottocento, nel suo vastissimo corpus di iscrizioni latine.
I tempi del primo cristianesimo e delle invasioni barbariche sono rappresentati dall’area archeologica venuta recentemente alla luce sull’isola di S. Andrea nell’invaso, ora asciutto, del lago di Loppio e dalle iscrizioni cristiane conservate nella chiesa di Besagno, tra le più antiche del Trentino, fatte incidere nel IX secolo dal prete Giovanni.
Il Medio Evo ha lasciato la deliziosa chiesetta di S. Agata di Corniano, oltre che i campanili romanici di S. Stefano di Mori, di S. Biagio, di Mori vecchio e quello più tardo di Monte Albano, rivelatori dell’influsso artistico di Verona, la cui diocesi arrivava alle porte di Rovereto.
I ruderi dei castelli, sorprendentemente numerosi - castel Verde, castel Palt, castello della Corte, castelli di Albano, di Besagno, di Nomesino, di Gresta, Castelcorno -sono prove dell’irrequieta società castellana della zona e della sua importanza strategica.
Tra le famiglie signorili emersero i Castelbarco, che estesero la loro signoria su tutta la Val Lagarina lasciando il loro ricordo in due monumenti di altissima qualità artistica: l’edicola di Besagno, affrescata dal veronese Giovanni Badile e le arche castrobarcensi di Loppio, uscite dai laboratori degli scultori veronesi che lavorarono alle arche scaligere.
Nulla, o quasi, rimane invece delle residenze dei Castelbarco: distrutti i castelli di Albano, di Nomesino e di Gresta, distrutto durante la prima guerra mondiale il grandioso palazzo di Loppio, assieme al monumentale giardino e al preziosissimo archivio.
Nel Cinquecento, periodo di fioritura economica e culturale, si costruisce lo spettacolare santuario di Montalbano e le pareti delle chiese della val di Gresta si coprono di affreschi di gusto popolare.
Al periodo barocco risalgono l’imponente altare ligneo della chiesa di Pannone e la cappella settecentesca di San Felice, l’opera d’arte più insigne della Val di Gresta, con gli affreschi di Antonio Gresta e lo scenografico altare, capolavoro di Cristoforo Benedetti.
Gli affreschi di Carlo Donati nella chiesa di San Felice introducono all’arte del Novecento, periodo in cui in tutta la Val di Gresta opera Enrico Less, eclettica figura di medico, pittore e musicista.
Complemento dei monumenti artistici è l’edilizia tradizionale, caratterizzata da edifici in pietra con portici, loggiati, ballatoi lignei e non di rado impreziositi da artistici elementi lapidei nelle finestre e nei portali.
Da non dimenticare infine, per il valore storico e paesaggistico, la presenza di fortificazioni, camminamenti e trincee risalenti alla prima guerra mondiale, il cui fronte meridionale attraversava tutta la zona.


Per saperne di più:

L. DALRI’, Mori. Note storiche dalle origini alla fine della Ia guerra mondiale, 1969
A. LESS, Gardumo val di Gresta, 1981
N. RASMO, Cristoforo Benedetti architetto e scultore, 1984
L. DEMATTEIS, Case contadine del Trentino, 1986

 

Le trincee

La linea difensiva del Creino e dello Stivo

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 Coordinamento testi: Katia Angeli, Norma Benoni, Michela Luise

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