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 Cultura e storia
    
   

Dintorni di Pannone

Nei dintorni di Pannone si trovano alcuni edifici sacri di sicuro interesse per la storia e l’arte della Val di Gresta.

Lungo l’antichissima strada che risalendo il Garda portava da Nago a Trento attraverso la Val di Gresta si rinvengono le Rovine di San Tomè, con la chiesa di San Tommaso isolata in mezzo a campi e prati, sotto i quali giace il paese di San Tomè, travolto da una frana come Rinzom.
Recenti scavi (1993) hanno messo in luce una tomba di età longobarda, definita da lastre di pietra calcarea, che ha restituito le spoglie di tredici persone, fra le quali un bimbo, fibbie, orecchini, braccialetti in bronzo e un pettine in osso lavorato.
La chiesa, di architettura semplice e suggestiva, è stata ricostruita nel XIII secolo mentre il campaniletto laterale è stato aggiunto nel 1643.
Una volta all’anno una lunga processione portava i fedeli da Pannone alla chiesa di San Tommaso.

I ruderi della chiesa di S. Giustina, praticamente le tracce dei muri perimetrali e dell’abside, sono situati sul Dos di Santa Giustina (m 753) una grande altura a sud di Pannone, nei pressi del Capitel dei Signori, ben esposta al sole e caratterizzata da macchie di leccio allo stato di arbusto. La chiesa, che rivestì una certa importanza nella storia della Val di Gresta, fu praticamente abbandonata nel XVIII secolo e definitivamente compromessa nel corso della prima guerra mondiale, allorché tutto il colle su cui sorgeva fu sconvolto da un sistema trincee, delle quali alcune tuttora visibili.
 



Chiesetta di S.Rocco a Pannone

Lungo la strada da Pannone a Nago si trova la Cappella di S. Rocco, costituita da due parti: la più antica, a forma di edicola devozionale, reca la data 1535, la più recente risale invece al secolo XIX.
L’interno è spoglio, con un semplice altare quadrangolare, ma sulle pareti sono conservati degli affreschi del XVI secolo, dipinti dai pittori vaganti, gli stessi che hanno lasciato la loro opera nella chiesa di S. Anna a Valle San Felice, nella chiesa vecchia di Ronzo, in quella di Varano e a Sant’Agata di Corniano, pittori che rivelano stretta analogia (se non si tratta di vera e propria coincidenza) con quelli che hanno affrescato le chiese dell’Archese e dimostrano l’influenza del Rinascimento lombardo, in particolare mantovano.
Fu ancora una volta Enrico Less ad attirare l’attenzione sugli affreschi di San Rocco.
Sulla parete di fondo, ricoperta da graffiti devozionali, è dipinta la Madonna Addolorata con Cristo morto e i santi Rocco e Antonio abate, sulla parete destra, compromessa da una finestra aperta nel secolo XIX, appaiono lacerti di figure di sante, sulla parete sinistra compaiono varie figure sacre, fra le quali si riconosce la Veronica, il soffitto infine reca sulle quattro vele i simboli degli evangelisti.
Come nelle altre chiese della valle, le pitture sono state realizzate nei caldi toni dell’ocra rossa e gialla, del nerofumo, del verde minerale e certamente un restauro darebbe loro lo stesso smalto ritrovato dalle pitture di Sant’Anna, a Valle San Felice.
 



      Capitello nei pressi di Patone
Il Capitello dei Signori, poco prima di Pannone, di fronte alla strada per il castello di Gresta, è dedicato all’Immacolata, risale al XVI secolo ed era proprietà dei signori di Castelbarco- Gresta, da cui la denominazione.


L’edicola fu completamente rifatta nel 1886 e restaurata nel 1958/59 grazie alle offerte dei minatori grestani scampati alla tragedia della miniera di Marcinelle in Belgio.
Gli affreschi sono di Enrico Less: all’esterno Cristo in croce, Madonna con bimbo e Cristo risorto, all’interno l’ Immacolata con i papi Pio XII e Giovanni XXIII e la pala con S. Barbara, protettrice dei minatori.

Alcuni luoghi nei pressi di Pannone sono legati ad avvenimenti particolari, come la località Pim de la todesca, dove la tradizione vuole che un maiale abbia divorato un bimbo lasciato incustodito dalla madre tedesca, il sentiero Copapret, così denominato a causa della morte di un parroco nel secolo XIX, in seguito a una rovinosa caduta da cavallo, il Maroch de Mariamoro, grande roccia indicata come il nascondiglio del brigante Mariamoro, ovvero Giuseppe Ferrari, che nella seconda metà dell’Ottocento, per evitare il servizio militare, si diede alla macchia, aiutato dagli abitanti di Pannone. Brigante e assassino, uccise sei o sette persone e morì in seguito ad una sbornia di grappa.
La Calchera de Brugnol, le Cave de Piantim, Cave de Nagià, dov’era estratto il marmo giallo, ricordano invece le antiche attività artigianali del paese.

Come gli altri centri della valle, anche Pannone fu direttamente investito dalla Grande Guerra.
Poco o nulla resta del poderoso Forte austriaco, costruito nel 1880, durante la fase fortificazione dei confini trentini, sulle balze del monte Creino. Opera in casamatta di pietra calcarea lavorata a scalpello, il forte aveva dieci cannoniere e venti feritoie per i fucilieri. Attivo fino al 1888, poi trasformato magazzino, il fortilizio fu demolito dopo la Guerra del 1915-1918 per ricavare il materiale necessario alla ricostruzione degli edifici di Pannone.
Resti della Grande Guerra sono visibili nelle gallerie che percorrono la valletta dei Nausei, nelle caverne scavate in località Gusane, nei residui di gallerie, camminamenti e baracche agli Stoi de Bòo, alla Busata verso Oltresarca, alla Coa longa…



Per saperne di più:

S. ZAMBONI-E. GERLA, Relazione sugli scavi effettuati a San Tomè, Trento, Ufficio Beni Archeologici, 1993.
A. LESS, La chiesa di S. Giustina, in “I Quattro Vicariati”, n. 2, 1968
E. LESS, La cappelletta di S. Rocco sopra Pannone in Val di Gresta, in “I Quattro Vicariati”, n. 2, 1969
G. M. TABARELLI, I Forti Austriaci nel Trentino e in Alto Adige, Trento, Temi, 1990


 

Le trincee

La linea difensiva del Creino e dello Stivo

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 Coordinamento testi: Katia Angeli, Norma Benoni, Michela Luise

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