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 Cultura e storia
    
   

Valle San Felice

Valle San Felice (m. 583) è il primo paese che s’incontra risalendo la Val di Gresta ed è il più importante dal punto di vista storico e artistico, in quanto sede dell’antichissima pieve di Gardumo, che comprendeva tutti i paesi della valle.
Sotto le campagne a sud est del paese giacerebbe l’antico abitato di Rinzom, seppellito da una frana nel 1648.

La strada che da Loppio sale in Val di Gresta, con una serie di panoramici tornanti, fu tracciata dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1922 essa giungeva a Valle San Felice, nel 1930 fu costruito il tronco che proseguiva fino a Pannone, nel 1947 quello fino a Ronzo e solo nel 1952 fu completata la rete viaria della valle con il tratto fra Valle San Felice e Nomesino.
Tracce di strade più antiche rimangono ancora, come il Pont del conte, piccolo ponte di pietra sul rio Gresta, poco a monte Loppio, che portava al maso del Piantino, bell’edificio in pietra, un tempo proprietà dei conti di Castelbarco, visibile poco prima di Valle San Felice.

Adagiato in una conca, che il lavoro secolare dell’uomo ha modificato con una successione scalare di muri a secco e di brevi ripiani coltivati -caratteristica di tutta la val di Gresta, per la quale lo studioso Aldo Gorfer ha coniato la poetica definizione “arpa di pietra”- il paese di Valle San Felice è dominato dalla chiesa parrocchiale, isolata dall’abitato ed è costituito da differenti nuclei: Arì, a destra del rio Gresta, con la chiesa di S. Anna, Ambrosi, il nucleo centrale, Finoti, il gruppo di case la fra piazza e il rio Gresta.
Nel paese si vedono begli edifici rustico signorili dei secoli XVI, XVII e XVIII, assieme a numerosi esempi dell’edilizia tradizionale della valle, caratterizzata da case in pietra, con ballatoi, semplici e a graticcio, ariosi loggiati e aperture riquadrate in pietra, come la Casa dei Mistura, nel quartiere Arì e le signorili abitazioni della piazza, ornate da artistici portali con incise le date di costruzione (1583, 1765, 1819) da poggioli lignei e da loggiati con colonne di pietra (n. civico 1). In una delle case della piazza (n. 5) ha sede l’Agriturismo “Le Cort”(afri.cort@surfing.net ) che ha ricostruito con gusto un arredo con mobili rustici originali.

Isolato in un grande slargo, c’è il palazzotto settecentesco della canonica, già residenza Castelbarco e, secondo la tradizione, sede dei bravi del soprastante castello, di cui rimangono scarsi ruderi. Incendiata nel 1703 dalle truppe del generale Vendôme nel corso della Guerra di Successione Spagnola, con la dolorosa perdita dell’archivio, fonte indispensabile per la storia della valle, la canonica fu ricostruita nelle eleganti forme attuali, fregiata di una meridiana dipinta con la scritta QUI NASCE E MUORE IL SOLE e dotata di un ricercato ingresso con pilastri sormontati da artistici canestri di frutta in pietra, provenienti forse dall’antico campanile della chiesa parrocchiale.

Altri edifici interessanti sono la Masera, ex essiccatoio tabacco, grande costruzione che domina tutto il paese ma il cui interesse non va aldilà di un valore storico e il Molim, antico mulino sul rio Gresta, appartenuto ai signori di Gardumo e in seguito ai Castelbarco, che lo tennero fino agli anni Sessanta, decorato da affreschi recenti raffiguranti l’inondazione del 1882 che portò via il ponte, fortunatamente senza causare vittime.
Delle altre attività artigianali che contraddistinguevano il paese rimangono le testimonianze nella Preèra, grande cava dimessa di marmo giallo che occupa la parte del Dos alt verso il lago di Loppio e nelle rovine della Calchera, nel tratto boscoso presso i ruderi del castello dei Castelbarco.
La Grande Guerra, che ha interessato tutta la val di Gresta, ha lasciato le sue tracce nella Galeria di San. Vi, scavata nella pineta di S. Vito e nelle Barache, in località Nagià, ruderi di alloggiamenti militari.

Superato il torrente Gresta, al limitare del paese, c’è la Chiesa di S. Anna, di architettura gotica, benché rinnovata nel 1561, con la semplice facciata a capanna in cui si aprono la porta, due finestre laterali e un oculo.



Chiesa di S. Anna

Patrimonio della chiesa sono gli affreschi con i Quattro Evangelisti e Angeli recanti gli strumenti della Passione, opera di frescanti del primo Cinquecento, operanti in tutta la val di Gresta con vivo senso del colore e con freschezza seppur venata di ingenuità, affreschi tornati alla calda tonalità originale grazie al recente restauro di Enrico Vinante
Nella navata altre pitture a tempera, vivaci seppur consunte, sono dovute a Enrico Less, autore anche della pala d’altare, dipinta nel 1948.

Less dipinse anche la grande edicola votiva di san Felice, assai deteriorata, posta all’ingresso del paese, sul luogo in cui la tradizione vuole si trovasse la fornace di calce dove il santo sarebbe santo gettato.


Per saperne di più

L. GIRARDELLI, Valle S. Felice, in “I Quattro Vicariati”, n. 2, 1960
A. LESS, Gardumo Val di Gresta, Mori, 1981
L. DEMATTEIS, Case contadine del Trentino, Ivrea, 1986

 

Le trincee

La linea difensiva del Creino e dello Stivo

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 Coordinamento testi: Katia Angeli, Norma Benoni, Michela Luise

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